Riforma del Codice degli Appalti

Riforma del Codice degli Appalti

Si parta dai problemi reali

Per ragioni non sempre chiare, negli ultimi anni, realizzare nuove strade, strutture da destinare ad abitazioni sociali, scuole è diventato complicatissimo.
Tante le difficoltà anche soltanto per acquistare computer per i dipendenti di una amministrazione. Attualmente, l’ente pubblico che deve effettuare una spesa è esentato dall’indire un bando di gara se la spesa è inferiore a 40.000,00 euro. Cifra importante per le spese quotidiane di un comune cittadino, ma meno cospicua se rapportata al funzionamento di un ente pubblico.

Il nuovo codice degli appalti propone di innalzare questa cifra a 150.000,00 euro.
La decisione ha sollevato non poche proteste, nel sospetto che l’intenzione alla base della riforma fosse quella di portare la spesa pubblica nella giungla della corruzione e della malavita. Le preoccupazioni per il malaffare si avvertono in ogni scelta che riguarda la p.a.
Spesso si ignora, però, quanto sia complesso e soprattutto costoso redigere un capitolato di appalto e bandire una gara.
A conti fatti, una gara per l’acquisto di un bene-servizio che costa 41.000,00 euro può comportare, in termini di lavoro e impegno, una spesa ben superiore.
È per assicurare economicità e speditezza che si opta oggi per un innalzamento della soglia oltre la quale è necessario indire una gara a bando pubblico.

È importante anche comprendere quali siano le inefficienze che accompagnano il sistema attuale di indizione dei bandi.
Per molti beni necessari al funzionamento delle pp.aa., la fase di acquisto di beni e servizi viene intermediata dalla centrale acquisti (Consip) del Ministero dell’Economia. La Consip effettua delle gare per la fornitura, ad esempio, di personal computer, e le amministrazioni che hanno bisogno di computer possono attingere a quel contratto per soddisfare i loro bisogni.
Ma non tutto può essere comprato tramite centrale acquisti.
Se un comune deve costruire, ad esempio, un nuovo depuratore, non lo potrà acquistare tramite Consip, ma dovrà indire un bando di gara. E qui spesso iniziano i problemi. Redigere un capitolato d’appalto è molto complicato e spesso i comuni si devono avvalere di professionisti esterni a supporto. Devono poi bandire la gara e valutare le offerte ricevute. Solo all’esito, finalmente, si assegna il contratto al migliore offerente, secondo i parametri di valutazione prestabiliti e pubblicati con il bando di gara. I punti per la valutazione delle offerte vengono assegnati generalmente con criteri tipo: 30% alla migliore offerta economica e 70% alla migliore offerta tecnica.
A questo punto, se una certa azienda ha preso 27 punti per l’offerta economica e 68 punti per la relazione tecnica, quella che ha ottenuto, invece, 29 punti per l’offerta economica e 64 per l’offerta tecnica può far ricorso e bloccare tutto, ritenendo che la sua proposta tecnica sia stata penalizzata dai valutatori. Questo accade spessissimo.
Anche a questo sono dovuti i rallentamenti delle attività della p.a., atteso che così dal bando all’assegnazione del contratto può passare anche più di un anno. Spesso occorrono il parere della Corte dei Conti e quello dell’Anac; altri mesi di attesa.
Senza contare i costi del contenzioso a carico del Comune.

Sono queste le ragioni che hanno indotto a derogare all’ordinario sistema per opere urgenti come il ponte di Genova.

La questione merita un’attenzione libera da condizionamenti di tipo ideologico e d’interesse partitico.
Il settore degli appalti ha un peso significativo per l’economia nazionale, incidendo fortemente sulla spesa pubblica e sulla realizzazione di opere di interesse collettivo.

Ogni intervento normativo impone una lucida analisi dei problemi esistenti, che nascono dalla necessità di contemperare e deve puntare al ragionevole bilanciamento di esigenze diverse: sia assicurata le legalità, ma la legalità sia calibrata sulle esigenze di efficienza ed efficacia, di contenimento della spesa pubblica e di snellimento delle procedure.
Il dibattito politico, dal suo, non alimenti il clima di terrone e sfiducia. Pacifica l’esistenza del problema, sia improntato piuttosto a un fare collaborativo, per la definizione di meccanismi utili all’individuazione di anomalie e condotte illecite.

È fondamentale porre attenzione, oltre che alla semplificazione, anche all’attività di monitoraggio, necessaria per preservare veramente l’intero meccanismo e sino a oggi assente, e che si raggiunga presto un miglior equilibrio tra interessi sociali dei lavoratori e qualità delle opere. La semplificazione e il riordino delle previsioni del Codice siano effettiva opportunità di rilancio economico e sociale del Paese.



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