Trasparenza, sostenibilità e responsabilità: un’urgenza per l’Italia nel nuovo regolamento europeo contro la deforestazione
L’Unione Europea ha introdotto un passaggio decisivo nella lotta globale alla deforestazione con il Regolamento (UE) 2023/1115, noto come EUDR (EU Deforestation Regulation), che impone alle imprese di garantire che i prodotti immessi sul mercato non derivino da attività connesse alla distruzione o al degrado delle foreste.
Si tratta di un cambiamento profondo che riguarda direttamente la tracciabilità e la trasparenza della filiera: ogni prodotto dovrà essere accompagnato da informazioni precise sull’origine delle materie prime, fino alla geolocalizzazione della parcella di terra da cui proviene, e da una dichiarazione di assenza di impatti negativi sugli ecosistemi naturali. L’Italia, come tutti gli Stati membri, dovrà adeguarsi entro il 30 dicembre 2025 per le grandi imprese e entro il 30 giugno 2026 per le piccole e medie.
Ma siamo già in ritardo.
Manca un piano nazionale coordinato che accompagni le imprese verso la conformità, e il livello di consapevolezza sugli obblighi previsti resta ancora basso. Molte PMI non dispongono di strumenti, risorse o competenze adeguate per garantire la tracciabilità richiesta; la diffusione di standard comuni, come quelli del sistema GS1, è ancora frammentata; e la conoscenza delle nuove regole appare limitata anche in settori strategici dell’economia nazionale.
Questo ritardo rischia di tradursi non solo in sanzioni e penalizzazioni commerciali, ma anche in una perdita di competitività e reputazione sui mercati internazionali, dove la sostenibilità diventa sempre più un requisito di valore e di merito.
Di fronte a questa realtà, Meritocrazia Italia propone un percorso di azioni concrete per recuperare il tempo perduto, favorendo una transizione ordinata e meritocratica verso filiere produttive più trasparenti, sostenibili e competitive. Serve una visione strategica condivisa, capace di coinvolgere istituzioni, imprese, enti di standardizzazione e cittadini, in un impegno comune che valorizzi la responsabilità ambientale come principio di progresso.
Occorre, tra l’altro:
– l’istituzione di un Piano Nazionale per l’attuazione del Regolamento europeo, che coordini il lavoro di Governo, Regioni, associazioni di categoria e soggetti tecnici (come GS1), definendo regole poche, chiare e condivise, tempi certi, strumenti di supporto operativo per le imprese e un sistema di monitoraggio periodico sull’attuazione, con indicatori misurabili e meccanismi di responsabilizzazione;
– l’attivazione di un fondo di sostegno per aiutare le piccole e medie imprese a introdurre sistemi di tracciabilità e a gestire la due diligence ambientale, con linee di finanziamento specifiche per microimprese dei settori agricolo, forestale e manifatturiero, contributi per la digitalizzazione (es. sistemi GIS/GPS, interoperabilità), e percorsi formativi mirati per ridurre l’onere tecnico-amministrativo;
– la promozione di programmi formativi e campagne di informazione per diffondere conoscenze e competenze sull’applicazione del regolamento e sulla gestione dei dati di filiera;
– l’incentivazione dell’uso di tecnologie digitali come blockchain, QR code e sistemi di geolocalizzazione, per assicurare una tracciabilità affidabile e accessibile;
– la diffusione di standard internazionali comuni (GS1) per garantire un linguaggio condiviso lungo tutta la catena di approvvigionamento;
– l’integrazione dei criteri di tracciabilità e sostenibilità nelle politiche pubbliche di appalto e nei sistemi di valutazione delle imprese;
– la valorizzazione della conformità al regolamento EUDR come indicatore di merito, da considerare nei bandi pubblici, nei sistemi di rating ESG e nei processi di selezione delle imprese virtuose, affinché le aziende migliori traccino la rotta e diventino modello di riferimento per l’intero sistema produttivo;
– la promozione di una cultura del consumo consapevole, che riconosca il valore di chi produce nel rispetto dell’ambiente e penalizzi le filiere opache;
– la creazione di un Osservatorio nazionale sulla filiera sostenibile, che monitori l’attuazione del regolamento, raccolga dati e buone pratiche e promuova la cooperazione tra imprese, istituzioni e territori;
– il riconoscimento del ruolo delle Regioni, in particolare di quelle a statuto speciale come la Sardegna, che possono diventare laboratori di sperimentazione e coordinamento istituzionale, valorizzando le proprie filiere sostenibili e promuovendo strumenti di tracciabilità territoriale digitale.
È necessario che l’attuazione del regolamento europeo tenga conto delle diverse realtà territoriali italiane, prevedendo modalità applicative flessibili e condivise che non penalizzino le aree più fragili o le Regioni insulari. Occorre un modello di attuazione nazionale e regionale capace di tradurre gli obiettivi europei in soluzioni concrete e sostenibili per le imprese locali.
Esperienze virtuose già presenti in territori come la Sardegna — nei settori del sughero, del latte e delle foreste pubbliche — dimostrano come la sostenibilità possa diventare leva di sviluppo locale e identità produttiva, a condizione che vi sia pieno coordinamento con lo Stato e adeguato sostegno economico alle imprese minori.
L’inserimento di questa prospettiva regionale risponde a tre esigenze fondamentali:
– restituire una voce politica e tecnica ai territori, riconoscendo la loro capacità di contribuire attivamente all’attuazione del regolamento;
– affermare la necessità di un modello di attuazione italiano, in cui il recepimento europeo non sia un mero adempimento, ma una costruzione partecipata che valorizzi le specificità produttive e istituzionali del Paese;
– rimettere al centro il principio di equità territoriale, perfettamente coerente con la visione di Meritocrazia Italia, secondo cui la sostenibilità deve essere anche una questione di giustizia sociale e coesione nazionale.
Serve anche il rafforzamento dei controlli sui prodotti extra-UE, affinché le regole di trasparenza e responsabilità siano applicate in modo equo, evitando distorsioni concorrenziali che penalizzino le imprese italiane.
Queste proposte vogliono trasformare l’obbligo normativo in una grande opportunità di crescita per il Paese, facendo della trasparenza un elemento di competitività e di civiltà economica.
L’Italia ha la possibilità di diventare un modello di riferimento per l’Europa nella gestione etica e sostenibile delle filiere produttive, valorizzando le proprie eccellenze e la qualità delle sue produzioni. Il regolamento europeo contro la deforestazione non è soltanto una misura ambientale, ma una svolta culturale che invita a ripensare il modo in cui produciamo, commerciamo e consumiamo. È un richiamo alla responsabilità, alla trasparenza e al rispetto dei beni comuni.
Stop war.
