UN PIANO VACCINALE DI STABILITA’

UN PIANO VACCINALE DI STABILITA’

Uno sguardo al futuro prossimo

Un recupero fatto di stabilità impone di superare logiche di intervento strettamente emergenziale e prevedere un piano di vaccinazione strutturato e organico, con ridefinizione dei modelli di distribuzione e individuazioni dei nuovi attori, per la costruzione di sinergie di lavoro.

A essere attivamente coinvolti dovranno essere i medici di famiglia, le farmacie convenzionate, i medici del lavoro, la Protezione Civile e la Croce Rossa.

In particolare, i centri vaccinali, spesso ubicati all’interno di strutture nosocomiali, dovrebbero essere deputati principalmente alla vaccinazione dei pazienti più a rischio;

I medici di famiglia, che si sono sempre occupati della somministrazione dei vaccini antinfluenzali, conoscono i loro assistiti (patologie, allergie e intolleranze), potrebbero essere in grado di garantire un buon livello di monitoraggio sulle reazioni avverse da vaccino, e sarebbero in grado di operare scelte ragionevoli in ordine alle priorità (pazienti più o meno fragili o per i quali, in base a lavoro e stili di vita è opportuno somministrare il vaccino con priorità).
Utile il dato numerico che riguarda la campagna vaccinale antinfluenzale: un medico massimalista vaccina circa 100 pazienti in poco più di 2 mesi.
Tuttavia, per aumentarne le ‘capacità erogative’ senza compromettere lo svolgimento delle attività ordinarie a favore dei pazienti, è necessario garantire a tutti i medici di famiglia la possibilità di assumere personale di studio e personale infermieristico per un numero di ore congruo a garantire il servizio. Il Contratto Collettivo Nazionale vigente, all’art. 59, commi 6 e 7, prevede già la possibilità di assumere personale infermieristico e di studio medico. Tuttavia, il Contratto limita tale possibilità solo ad un numero determinato di medici (l’8% della popolazione assistita in ciascuna Regione ha diritto ad avere un medico che possa usufruire di personale infermieristico e il 40% della popolazione assistita in ciascuna Regione ha diritto ad avere un medico che possa usufruire di personale di studio). Inoltre, in base al menzionato Contratto, il SSN contingenta il contributo versato ai medici per il personale di studio in soli euro 3,5 lordi all’anno per ciascun paziente in carico e in euro 4,00 lordi all’anno per ciascun paziente in carico per il personale infermieristico.
Conseguentemente, a oggi, è il medico a rinunciare a parte dei suoi compensi per offrire un miglior servizio ai pazienti.

Ulteriore apporto potrebbe essere garantito dai medici di Continuità Assistenziale, che potrebbero somministrare i vaccini durante il turno notturno (ad esempio dalle 20.00 alle 24.00) presso le sedi di guardia medica strutturate, con più medici contemporaneamente presenti nel medesimo turno e con l’ausilio di personale infermieristico che potrebbe essere fornito direttamente dalle ASL.

Infine, le USCA potrebbero essere utilmente impiegate per la esecuzione dei vaccini a domicilio.

Le farmacie convenzionate devono avere un ruolo centrale: anche per il vaccino anti Covid-19 dovrebbe essere utilizzato il capillare canale distributivo delle farmacie convenzionate, le quali, come noto, sono presenti su tutto il territorio nazionale, anche nei Comuni più piccoli e garantiscono la corretta catena del freddo.
Con tale canale distributivo, i medici di famiglia potrebbero approvvigionarsi dei vaccini da somministrare ai propri pazienti e si potrebbero organizzare sinergie tra farmacie e medici di medicina generale per la somministrazione presso le farmacie o in altri luoghi idonei.
Inoltre, i farmacisti potrebbero vaccinare tutti quei cittadini che intendessero sottoporsi al vaccino al di fuori del canale del proprio medico di famiglia.

I medici del lavoro potrebbero essere utilmente impiegati all’interno delle aziende, soprattutto in quelle di maggiori dimensioni, per la vaccinazione dei dipendenti, al fine di garantire maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro e allo stesso tempo garantire la continuità della produzione o della erogazione dei servizi e quindi la crescita del prodotto interno lordo e del prodotto interno umano.

La Protezione Civile e la Croce Rossa potrebbero dedicarsi alla vaccinazione presso i centri di accoglienza, oltre all’allestimento di punti vaccinali che dovessero palesarsi necessari in situazioni contingenti. Inoltre, nel caso in cui la disponibilità di vaccini fosse imponente, la Protezione Civile e la Croce Rossa potrebbero allestire punti vaccinali nelle stazioni ferroviarie e negli aeroporti per intercettare popolazione non ancora vaccinata o che deve eseguire i richiami.

Nel caso in cui le dosi di vaccino fossero disponibili in quantità tale da essere facilmente disponibili e reperibili, le cliniche private, i laboratori  analisi e le strutture sanitarie autorizzate potrebbero erogare a pagamento i vaccini a favore di soggetti, italiani o stranieri, che ne facciano richiesta e che non vogliano accedere ai normali percorsi di vaccinazione. Così facendo, si garantirebbero un risparmio per il SSN e maggiori risorse per garantire l’accesso alla vaccinazione a tutte le persone presenti sul nostro territorio.

Potrebbe essere prevista la possibilità di vaccinare anche i turisti che volessero visitare il Paese. In questo modo sarebbe possibile sostenere il comparto del turismo e allo stesso tempo ridurre il rischio di contagio e gestione di casi gravi.

La sfida lanciata dall’emergenza pandemica all’umanità, però, non potrà essere vinta, almeno nel breve periodo, confidando esclusivamente nella vaccinazione.
È importante continuare (per non dire iniziare ad affrontare seriamente) lo screening della popolazione attraverso tamponi antigenici rapidi e attraverso il tracciamento dei positivi.
Solo isolando i soggetti positivi, limitando la trasmissione del virus e vaccinando la popolazione riusciremo a raggiungere la tanto auspicata immunità di gregge riducendo drasticamente i ricoveri in terapia intensiva.

Infine, un pensiero deve essere dedicato alla ricerca della cura della malattia che attende un farmaco, una terapia in grado di salvare i contagiati più gravi e le conseguenze più severe derivanti dalla infezione da Covid-19.



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