UN’EUROPA UNITA A SUPPORTO DELLE FRAGILITÀ

UN’EUROPA UNITA A SUPPORTO DELLE FRAGILITÀ

C’è differenza fra dire “disabile” e “persona con disabilità”? Sì, c’è una grossa differenza, perché nel primo caso si identifica la pesona con la sua disabilità, nel secondo si mette l’attenzione sulla persona a prescindere dalla sua disabilità.
– Bebe Vio dal libro “Mi hanno regalato un sogno” –

L’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’anno 2001 ha elaborato uno strumento di classificazione che analizza e descrive le disAbilità come esperienza umana che tutti indistintamente possono sperimentare nella propria vita.  Hanno partecipato ai lavori 192 Governi che fanno parte dell’Assemblea Mondiale della Sanità, tra cui anche l’Italia attraverso una rete informale di collaborazione Disability Italian Network (DIN). Grazie a questa collaborazione senza frontiere è nato uno strumento di approccio multidisciplinare chiamato ICF o Classificazione Internazionale del Funzionamento.

Eppure manca ancora una definizione universale del concetto. Perché?

Probabilmente la risposta non va cercata nelle rigide classificazioni, ma nel cuore e nella sensibilità di ognuno di noi.

Secondo i recenti studi, entro l’anno in corso un quinto della popolazione dell’Unione Europea presenterà qualche forma di disAbilità. Per tali ragioni l’Unione da tempo ha assunto iniziative volte a migliorare la situazione socio-economica di dette persone, sulla base della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e del trattato sul funzionamento dell’UE.

I regolamenti sui diritti dei passeggeri a mobilità ridotta sui principali mezzi di trasporto; la direttiva 2016/2102/UE relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici; l’adozione di una tessera europea d’invalidità (EU disability card); il contrassegno di parcheggio dell’UE; la direttiva dell’UE 2000/78/CE che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro.
Un quadro normativo in evoluzione teso ad armonizzare sull’intero territorio dell’Unione le modalità di trattamento dei cittadini con disAbilità.

Accanto a queste iniziative, la Commissione Europea sostiene gli Stati membri nell’attuazione della UNCRPD attraverso il semestre europeo e con i fondi dell’Unione Europea.

Nell’ambito della politica europea sulla disAbilitá, i principali strumenti sono:
– il pilastro europeo dei diritti sociali, con il principio 17 dedicato;
– il programma del così detto semestre europeo, che prevede un quadro di riferimento per il coordinamento delle politiche economiche in tutta l’UE.
A ciò si aggiunga che la Commissione Europea effettua con costanza un’attività di sensibilizzazione sulle condizioni di vita delle persone con disAbilità, sulle sfide che queste incontrano nella loro vita quotidiana e sugli strumenti per migliorare la loro quotidianità. Questo avviene su vari piani: politico, normativo ed anche divulgativo attraverso la Conferenza della Giornata Europea delle persone con disabilità; l’Access City Award europeo (il premio europeo per le città a misura di disabili), il quale premia le città che si sono impegnate in maniera evidente a diventare più accessibili ed infine il forum di lavoro annuale sull’attuazione della UNCRPD, formazione per operatori giuridici e politici relativamente alla politica e alla legislazione dell’UE in materia.

Ed infine l’UE fornisce sostegno finanziario diretto, tramite sovvenzioni annuali, a diverse organizzazioni di persone con disAbilità (DPO) a livello dell’UE e a ONG nell’ambito del programma Diritti, uguaglianza e cittadinanza allo scopo di facilitare la loro partecipazione ai processi a livello dell’UE.
Ciò per rendere più efficace la politica adottata, andando a raccogliere anche le considerazioni dei diretti interessati.

Oltre alla normativa europea non si può non considerare anche quella internazionale che si concretizza nella Dichiarazione di Madrid, Promulgata nel 2002 in occasione dell’Anno Internazionale della Disabilità (2003), che sposta l’asse di interesse da una visione eminentemente medico-scientifica ad una prettamente sociale.

Diversi i punti trattati: dall’integrazione scolastica a quella lavorativa, dall’assistenza all’associazionismo dei disabili.

Si pone più volte l’accento sul concetto di discriminazione come atteggiamento generale da combattere non solo con strumenti legislativi, ma anche culturali. Per questo uno dei concetti sviluppati è quello dell’autodeterminazione dei disabili, che si esplica anche mediante la creazione di proprie associazioni e l’obiettivo è quello di redere quanto più possibili indipendete la vita delle persone che presentato forme di disAbilità. Viene presa in considerazione anche la situazione delle donne disabili e della loro doppia discriminazione sociale.

Per ottenere questi nobili obiettivi è necessaria una visione globale, dove diversi attori interagiscono per un unico scopo.

Alla Dichiarazione ha fatto seguito la Convenzione sui diritti dei disabili. Promulgata dall’ONU nel 2007, la Convenzione si richiama esplicitamente a diversi principi della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: non discriminazione, eguaglianza, pari opportunità, rispetto dell’identità individuale. Si compone di 50 articoli, dei quali i primi 30 si incentrano sui diritti fondamentali (associazionismo, diritto di cura, diritto alla formazione personale, ecc.), mentre gli altri 20 riguardano le strategie operative atte a promuovere la cultura della disAbilità.

L’Unione Europea e tutti i suoi Stati membri sono parti contraenti della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (UNCRPD) entrata in vigore – per l’Unione – nel gennaio 2011. Un documento di rilevanza fondamentale che con i suoi principi ha ispirato il contenuto della Strategia Europea sulla disabilità 2010-2020, portando ad assumere anche provvedimenti normativi importanti. Tra questi l’atto europeo sull’accessibilità, la direttiva n. 2019/882/UE sui requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi.

I principi generali della Convenzione, senza dimenticare che manca una definizione chiara del concetto di disAbilità, preferendo gli estensori parlare, piuttosto, di persone disabili, sono: il rispetto della persona nelle sue scelte di autodeterminazione; la non discriminazione; l’integrazione sociale; l’accettazione delle condizioni di diversità della persona disabile; il rispetto delle pari opportunità e dell’uguaglianza tra uomini e donne; l’accessibilità; il rispetto dello sviluppo dei bambini disabili.

L’Italia ha recepito la Convenzione con legge ordinaria numero 7 del 3 marzo 2009. Con la ratifica, si è dato anche il via libera al progetto d’istituzione di un osservatorio sulla disAbilità presieduto dal Ministro del lavoro e composto da 40 membri e che coinvolge sia i molti osservatori diffusi a livello regionale, sia le associazioni di disabili e le rappresentanze sindacali. Ha la funzione di promuovere la Convenzione e la raccolta di dati statistici che illustrino le condizioni delle persone con disabilità, al fine di predisporre una relazione sullo stato di attuazione delle politiche in materia e di redigere un programma biennale di promozione dei diritti e di integrazione sociale.

Nonostante tanti sforzi, durante l’emergenza Covid-19 è successo in Italia e non solo che tante persone “fragili” siamo rimaste senza terapie a causa dell’impossibilità di continuare a frequentare i centri specializzati e i loro terapisti, anche a domicilio. Sono state pochissime le realtà in grado di attivare quella che in altri paesi del mondo è già una realtà e cioè la teleriabilitazione.

La teleriabilitazione è una pratica nuova che si sta espandendo molto grazie all’emergenza Covid-19 ed è così nuova che il linguaggio si sta ancora definendo, ma possiamo inquadrarla come «l’applicazione della tecnologia di telecomunicazione in supporto dei servizi di riabilitazione». Si colloca tra le attività della telemedicina che possono fornire nuove modalità nell’erogazione delle prestazioni nei processi di cura e ridurre al minimo l’impatto della distanza.   Un’attività integrata, trasversale, che integra e sceglie tra le diverse risorse tecnologiche disponibili quelle più idonee a sviluppare un progetto riabilitativo mirato, con lo scopo di migliorare partecipazione, inclusione e qualità della vita del paziente.

Dal punto di vista dei benefici, è da notare che, fin dagli inizi, la teleriabilitazione ha potuto offrire una ottima risposta a problemi «di accesso» e di comunicazione, consentendo di avvicinare le persone al di là della distanza. Ciò ha permesso alle persone interessate di raggiungere e avere accesso ai servizi alle strutture specialistiche e a quest’ultime di fornire un supporto migliore di servizi alle comunità locali. L’ulteriore vantaggio è quello di poter iniziare tempestivamente gli interventi e di poterli erogare con professionalità e per i periodi di tempo prolungati. La teleriabilitazione consente anche l’erogazione di servizi a costo minore, specie se in modalità asincrona. Vi sono anche dei limiti e, in nessun caso, la socialità e la terapia in presenza possa mai essere sostituita da altri mezzi. Tuttavia, il momento difficile che stiamo vivendo impone la ricerca di soluzioni migliori, seppur consapevoli delle ristrettezze.

La digitalizzazione è un fenomeno non solo locale, ma riguarda il mondo intero e in Italia c’è bisogno di aggiornare la normativa affinché molti strumenti possano essere utilizzati.

In definitiva, è molto importante rafforzare la normativa europea sul tema e di sensibilizzare la nuova Commissione Europea a prendere il ruolo di garante dell’inserimento all’interno della Strategia sulla Disabilità 2020-2030 di quanto stabilito nella Convenzione ONU sui diritti delle Persone con Disabilità.
Sarebbe, altresì, auspicabile la piena attuazione degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile presenti nell’Agenda ONU 2030 e dei principi del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali.

Tanti passi verso la maggiore inclusione sono stati fatti, ma tanto bisogna ancora fare affinché nessuno resti indietro.

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonti:

https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-8-2017-0474_IT.html?redirect
https://www.lavoro.gov.it/temi-e-priorita/disabilita-e-non-autosufficienza/focus-on/Convenzione-ONU/Pagine/Convenzione%20Onu.aspx#:~:text=Con%20la%20Legge%203%20marzo%202009%2C%20n.&text=Scopo%20della%20Convenzione%2C%20che%20si,parte%20delle%20persone%20con%20disabilit%C3%A0.
http://www.vita.it/it/article/2019/02/28/dieci-anni-di-convenzione-onu-in-italia-tante-attese-pochi-successi/150807/
https://ec.europa.eu/social/main.jsp?langId=it&catId=1137

Disabilità del neurosviluppo: la teleriabilitazione arriva anche in Italia.


http://www.crea-sansebastiano.org/IT/index.php?ricerca=1&tag=1&value=%20disabilit%C3%A0%20intellettiva
https://www.erickson.it/it/mondo-erickson/articoli/difficolta-di-linguaggio/teleriabilitazione/pro-contro-utilizzo-delle-tecnologie-informatiche/



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