VERSO UN TURISMO LENTO E DI PROSSIMITÀ

VERSO UN TURISMO LENTO E DI PROSSIMITÀ

Alla riscoperta dei borghi

La crisi pandemica ha fatto emergere i limiti di una politica concentrata sul turismo ‘mordi e fuggi’ e di massa, rivolto alle grandi strutture turistico-ricettive e alle principali città italiane.
Certamente più utile sarebbe puntare sullo sviluppo di un tipo di turismo lento e di prossimità, che, tramite le opportunità offerte dalla digitalizzazione e dallo smart working, diventi un’opportunità anche per i borghi più belli ma anche più isolati d’Italia. Se ne favorirebbe lo sviluppo economico e sociale, con reciproco vantaggio di popolazione ospitante e turisti, che potrebbero coniugare scoperta di luoghi, tradizioni, culture, ed enogastronomie locali.

L’impostazione di metodo dovrà essere quella della coesione socio-turistica, da individuare:
– nell’introduzione di un concetto di ‘turismo per i borghi’ attraverso le cooperative di comunità, in collaborazione con Unpli, sul modello adottato dalla Regione Abruzzo per i suoi borghi (Bando 2.0 per le Cooperative di Comunità, valido dal 14 gennaio 2020 al 31 dicembre 2020);
– nella promozione del green pass italiano, con attenzione per la risoluzione delle questioni burocratiche legate alla tutela della privacy o tramite la validità del tampone come lasciapassare, prevedendo regole comuni per armonizzare il pass italiano con quello europeo in vigore da luglio;
– nell’estensione del green pass italiano ai turisti stranieri, attraverso la certificazione della vaccinazione o dell’intervenuta guarigione o di un tampone negativo prima della partenza;
– nella previsione di un passaporto sanitario, attraverso la tecnologia blockchain;
nella promozione del partenariato tra l’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi, Agriturist ed Airbnb per lo sviluppo del turismo rurale e dei borghi in Italia tramite il Rural Bootcamp, un programma rivolto sia ai privati che alle organizzazioni delle comunità rurali per aiutare a cogliere le nuove opportunità offerte dal turismo slow, seguendo il trend di un turismo che richiede sempre di più la tranquillità, il contatto con la natura e la scoperta dei piccoli centri per accogliere meglio i turisti della ripartenza post Covid.

Per questa via, alla rigenerazione delle aree interne si aggiungerebbero preziose opportunità di riscoperta dei valori sociali e identitari, per consentire la redistribuzione economica verso le aree più isolate e svantaggiate, ma ricche di bellezza e cultura. Chi ha disponibilità economica e possibilità di lavorare in smart working o di concedersi vacanze molto lunghe sarebbe invogliato a permanere nelle aree interne, in cerca di pace e tranquillità, attivando così anche le economie dei borghi e dei comuni polvere, ora depressi dallo spopolamento. I borghi sono la meta ideale per i nomadi digitali, che entro il 2035 si stima che saranno oltre un miliardo.

La predisposizione di sistemi di accoglienza potrebbe passare dal sostegno dalle amministrazioni locali all’apertura di nuovi bed and breakfast o dal recupero delle case abbandonate, acquistabili a prezzo irrisorio ma con obbligo di ristrutturazione secondo criteri e materiali ecocompatibili e di efficientamento energetico con imprese locali.

Ulteriore passaggio essenziale è
– la creazione di autostrade informatiche anche per i luoghi più remoti e isolati del Paese, per agevolare smart worker e residenti di lungo periodo;
– la realizzazione di un sistema di spedizione di souvenir, prodotti enogastronomici e artigianali dedicato ai cicloturisti, che dovrà essere parametrato alla durata del viaggio in bicicletta, in modo che non avranno il problema della quantità e grandezza delle cose da acquistare che potranno ricevere qualche giorno dopo il loro effettivo ritorno dal viaggio;
– l’ausilio dei bus turistici che da sempre riescono a fare conoscere luoghi al di fuori dei circuiti principali, nonché delle pro loco e degli organizzatori di eventi che proprio nei borghi più piccoli già creano rassegne, festival, ricostruzioni storiche, eventi che ne hanno rivitalizzato il tessuto sociale e culturale quando non sono riusciti ad ottenere un successo che è andato oltre i confini regionali a nazionali;
– puntare sull’offerta culinaria fatta di prodotti a km 0 e di acquisti consapevoli legati ai prodotti dell’artigianato locale e alla bellezza di luoghi unici e straordinari.

L’obiettivo è quello di favorire la formazione e lo sviluppo di competenze nei territori per accogliere una domanda crescente, tramite il recupero dell’agricoltura, la realizzazione di ‘scuole nel bosco’, lo sviluppo della creatività a 360 gradi, intesa in forma artistica, culturale e digitale, con lo sviluppo di borghi della cultura composti da pittori, scultori, scrittori o ingegneri informatici per lo sviluppo di progetti che dal borgo si rivolgono al mondo intero.

Passione, strategia, visione, pianificazione quindi.
I fondi europei del PNRR potrebbero rivelarsi preziosi per giungere all’essenza della coesione superando modelli di solidarietà fine a se stessa e mutualismo assistenzialistico.

L’etica alla base del turismo lento, contraria alla frenesia del mordi e fuggi, del viaggio smart, della voglia smodata di ‘ingurgitare’ una cultura, un territorio, una tradizione in velocità, portino ad abbandonare la moda legata al digitale, verso quella nuova responsabilità sociale che deve informare anche il turismo.



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