VIAGGIARE, PER IMPARARE A VIVERE

VIAGGIARE, PER IMPARARE A VIVERE

L’auto-educazione

La naturale sete di libertà, amore e verità dei giovani, attraverso l’esperienza del viaggio, può trasformarsi nella maturità positiva e accogliente degli adulti aperti e attivi che diventeranno.

L’epoca in cui viviamo è caratterizzata dall’apertura globale promessa dalla tecnologia.
Il nostro mondo è vissuto dai giovani come se questa virtualità fosse parte della sua vera natura.
Eppure l’anima, l’interiorità dei ragazzi, non sempre trova lo spazio necessario per svilupparsi e crescere in modo completo, proprio perché manca il contatto con le esperienze nella vita reale, sia dal punto di vista fisico, che emotivo e morale.
Conoscenza, accoglienza, curiosità, empatia sono qualità che si addormentano nel mondo immenso e cacofonico dell’informazione, prima di arrivare a svilupparsi correttamente nei ragazzi.
Che genere di adulti nasce da questo sonno?
Ragazzi senza esperienze di vita diventano individui incerti e manipolabili.
Ragazzi riempiti di esperienze virtuali diventano individui deboli nel percepire e riconoscere gli altri.
Ragazzi che non riconoscono gli altri, che non conoscono l’etica del dialogare, che non sanno rispecchiarsi con ciò che la realtà porta loro incontro, diventano individui senza moralità.
Il compito educativo, invece, è quello di aiutare i giovani ad incontrare i tre valori fondamentali sui quali costruire la loro crescita individuale: Amore, Verità e Libertà.
L’esperienza del viaggio ha in sé questa possibilità.

‘Adolescere’ significa, crescere, svilupparsi, accedere all’età adulta.
Dal punto di vista antropologico si può affermare che questo periodo della vita passa attraverso diverse fasi: dai 12 anni ai 15 anni, circa, i ragazzi vivono il periodo della pre-adolescenza.
Questa è caratterizzata dal completamento della maturità sessuale, dai cambiamenti fisici e da forti tempeste nell’anima: tutto in loro e intorno a loro cambia e nasce la necessità di ri-nascere in una fase nuova della loro esistenza. Molte sono le paure, molte sono le domande, ma spesso non vengono poste al mondo adulto e ancora meno ai propri genitori.
È questo il momento in cui acquista estremo valore il mondo dei pari.
Oggi il mondo dei pari si è trasferito sui social.
E in quel mondo virtuale ed infinito, la maggior parte dei ragazzi si tuffa per distrarsi e, allo stesso tempo, per accomunarsi ad altri senza mettersi in gioco. Il mondo tecnologico offre su un piatto d’argento la possibilità di mettere a tacere tutti quegli impulsi che arriverebbero invece ai giovani proprio per permettergli di trasformarsi da bruco in farfalla.
Ogni trasformazione è dolorosa, ma, senza l’esperienza del dolore, la vita diventerebbe monotona, persino noiosa e non creerebbe alcuna possibilità di sviluppare desideri e curiosità che permettono all’individuo di mettersi in movimento verso la sua realizzazione.
Insegnare a ragazzi di questa età permette di osservare oggettivamente le innumerevoli sfumature che questo periodo della vita porta incontro. Ultimamente ciò che si può notare è lo sviluppo di un’assenza interiore che copre, come un velo scuro, i semi del futuro presenti in ogni ragazzo.
Bullismo, problemi alimentari, razzismo, sessualità meccanica sono solo alcune delle deviazioni che diventano sempre più evidenti tra i ragazzi.
Questo accade indipendentemente dallo stato sociale in cui vivono.

Dai 15 ai 21 anni si vive l’adolescenza.
In questo periodo i ragazzi hanno più che mai bisogno di riconoscere se stessi in alti ideali. Le materie scolastiche, se portate loro incontro per suscitare il loro vero interesse, potrebbero essere di grande aiuto. Eppure sempre di più l’esperienza scolastica superiore si è trasformata in una fonte di ansia e preoccupazione relativa al giudizio, al voto, alla performance.
Verifiche continue, poco ascolto dell’individualità in divenire da parte degli insegnanti non fanno che innalzare il muro del distacco da ciò che sarebbe vera cultura per l’essere umano in crescita: la conoscenza, il dialogo, la discussione, il mettersi alla prova, realizzare un progetto per gli altri.
Non che queste possibilità non esistano, ma la maggioranza dei ragazzi non vive o non è in grado di scegliere di vivere queste opportunità. E spesso questo accade perché non sono stati educati a farlo da quando erano più piccoli.
La virtualità porta incontro una soluzione, una risposta più semplice: seguire gli idoli.
C’è differenza tra un ideale e un idolo.
Nell’ideale vive una verità universale, che si può perseguire sviluppando amore per la cosa stessa, scegliendo di farlo in completa libertà interiore.
Nell’idolo vive invece una verità personale, passeggera, che sviluppa la volontà di identificarsi nell’idolo stesso invece che in se stessi. Si tratta di esperienze che non sviluppano forze positive, al contrario spostano l’attenzione sulle proprie debolezze da nascondere o su forze costruite da affermare. Se non siamo riconosciuti dall’esterno, non abbiamo valore.
È questo un pensiero su cui crescono adulti rivolti all’esterno e poco al proprio interno, quindi vulnerabili e insoddisfatti.

A 21 anni il giovane diventa un giovane Uomo.
E che giovane Uomo desideriamo arrivi a gestire il mondo e le sue problematiche?

L’educazione non passa solo attraverso i genitori e le materie scolastiche. E dai 19 anni in poi, i ragazzi possono entrare in quella fase della vita in cui l’educazione può essere sostituita dall’auto-educazione.
L’auto-educazione dura tutta la vita ed è una scelta libera di ogni individuo.
La vita, però, non subisce le modifiche che ciascuno di noi vorrebbe. Essa va avanti, è la strada che ci accompagna verso il nostro futuro, che lo vogliamo o meno.
Portare coscienza in se stessi della libertà che ogni individuo può sviluppare, è un’esperienza necessaria per scegliere di andare verso il futuro, verso la propria vita con consapevolezza.
Ciò che il mondo virtuale paralizza, cioè la propria volontà di agire con coscienza, può essere messo in movimento attraverso l’attività più antica e costruttiva del mondo: viaggiare.

Viaggiare, mettersi in movimento contando sulle proprie forze fisiche e sulle proprie possibilità è un’esperienza fortemente formativa per i ragazzi diventati maggiorenni.
Prima di qualunque scelta legata all’istruzione, tra il liceo e l’Università o tra il liceo e il lavoro, oggi più che mai sarebbe sano poter avere da uno a qualche mese a disposizione per poter andare a scoprire una parte di mondo.
I ragazzi ne hanno il tempo, ne hanno il desiderio, ma spesso non hanno i mezzi per farlo.
Per questo, l’idea è quella di creare dei percorsi di viaggio in cui trovare ostelli dedicati ai giovani, praticando un prezzo adeguato alle loro tasche.
Si tratterebbe di ostelli aperti a giovani dai 18 ai 28 anni, luoghi in cui dormire e mangiare dignitosamente e in cui trovare uno spazio comune culturale in cui incontrarsi e conoscere adulti disposti dialogare con loro su temi che scuotono la loro interiorità.
Potrebbero essere itinerari esposti su depliant appositi da consegnare alle scuole superiori e nelle Università, in modo che possano essere esse stesse le istituzioni che favoriscono questa esperienza formativa, legandola, perché no, anche a temi culturali affrontati (ambiente, antiche culture, arte, religione,…).

Potrebbe pensarsi a borse di studio dedicate a chi raggiunge buoni risultati per poter partire dopo la maturità, proprio in quel periodo fondamentale per interrogarsi profondamente su se stessi e su cosa si vuole scegliere per il futuro.
Conoscere nuovi Paesi, nuove persone, sperimentare la condivisione, l’umanità che nasce tra chi viaggia e chi accoglie, provare questa esperienza sulla propria pelle direttamente è una opportunità per scoprire la meraviglia dell’auto-educazione, attività necessaria a se stessi, al nostro rapporto con l’altro, al mondo in cui viviamo.

LICIA SIDERI



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