AZIONE GLOBALE PER IL SUPERAMENTO DELLA CRISI CLIMATICA

AZIONE GLOBALE PER IL SUPERAMENTO DELLA CRISI CLIMATICA

Gioco di Squadra

La conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici riunisce i leader di tutti i Paesi del mondo attorno all’obiettivo comune di trovare un’intesa sulle modalità di azione globale per il definitivo superamento della crisi climatica.

Durante il primo incontro, risalente a quasi trenta anni fa, le Nazioni Unite invitavano a sottoscrivere una Convenzione sul clima che avrebbe impegnato ciascun Paese a ridurre le emissioni di gas a effetto serra.
Da allora, i firmatari si incontrano ogni anno per discutere di progressi e nuove sfide, con la sola eccezione del difficile anno 2020.
Oggi, l’acronimo COP, ormai tanto sentito negli ultimi tempi, sta per Conference Of Parties, riunione della Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC).

La recente edizione è stata ospitata dal Regno Unito, in partenariato con l’Italia, che quest’anno, alla Presidenza del G20, ha svolto un ruolo fondamentale.
Nel corso della riunione, le Parti hanno esaminato i progressi compiuti in relazione agli impegni assunti nel quadro dell’accordo di Parigi di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 2ºC rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5ºC.
Secondo gli scienziati, portare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5ºC è il modo per salvare il Pianeta dai pericolosi effetti dei cambiamenti climatici.
Al momento, tuttavia, non sembra di essere sulla buona strada per il raggiungimento dell’obiettivo. Le temperature globali sono in preoccupante aumento.
Stando all’ultima relazione del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), il riscaldamento globale sta provocando mutamenti crescenti e in alcuni casi irreversibili, nell’andamento delle precipitazioni, negli oceani e nei venti in tutte le regioni del mondo. Ovunque gli eventi meteorologici estremi, quali ondate di calore, inondazioni e incendi boschivi, si verificano con maggiore frequenza e intensità rispetto al passato prossimo.

Sono estremamente urgenti interventi di maggiore decisione.

Per questo, si condividono i propositi della COP26 di maggiore impegno
– a raggiungere obiettivi più ambiziosi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030;
– a prevedere misure di adattamento alle conseguenze inevitabili dei cambiamenti climatici;
– nella previsione di un aumento dei finanziamenti a favore dell’azione per il clima, in particolare a beneficio dei Paesi in via di sviluppo.
Altrettanto essenziale la discussione sul ruolo della finanza pubblica nell’accelerare la transizione e orientare anche il settore privato verso investimenti verdi.
Sarà fondamentale, in questo senso, che i Paesi c.dd. sviluppati aiutino concretamente quelli in via di sviluppo per ‘saltare’ finalmente l’epoca del fossile verso una industrializzazione costruita su logiche di sostenibilità.

La comunità internazionale non arretri sul percorso verso il raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu e sul contrasto dei cambiamenti climatici.
L’Italia può avere un ruolo strategico, anche per la posizione ricoperta nell’High Ambition Coalition, il club dei Paesi di green che si sono impegnati, alla conferenza Cop25 di Madrid sul cambiamento climatico, ad azzerare le emissioni entro il 2050.

Tuttavia, i cambiamenti climatici rappresentano una minaccia globale e l’Unione europea non può agire da sola.
Durante la COP26, l’Europa ha incoraggiato gli altri Paesi a intensificare i propri impegni e le proprie azioni in materia di riduzione delle emissioni e ad aumentare gli sforzi di adattamento per far sì che gli obiettivi dell’accordo di Parigi restino raggiungibili. In quanto principale erogatore di finanziamenti internazionali per il clima, l’Unione sta rispettando il suo impegno a fornire finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo, per aiutarli ad affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici, e, almeno nel dichiarato, continuerà a contribuire al conseguimento dell’obiettivo globale di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno fino al 2025.

È essenziale che anche gli altri Paesi facciano la propria parte.
Gli Stati che producono più emissioni devono assumerne la responsabilità, soprattutto verso quelli più colpiti dal surriscaldamento globale.



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