I disturbi alimentari

I disturbi alimentari

Malattie sociali invalidati che necessitano di multidisciplinarietà

I DCA (disturbi del comportamento alimentare) o DNA (disturbi della nutrizione e alimentazione) sono disturbi “psichiatrici invalidanti e potenzialmente mortali che compromettono la salute fisica e il funzionamento sociale dell’individuo”, caratterizzati da un rapporto patologico con l’alimentazione e con il proprio corpo.
Le forme più conosciute sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il binge eating disorder (BED, disturbo da alimentazione incontrollata).

Sono un problema di sanità pubblica e oggetto di attenzione sanitaria e sociale per la loro diffusione, per l’esordio sempre più precoce tra le fasce più giovani della popolazione e per l’individuazione e studio delle cause, che le rendono patologie multifattoriali complesse.

Ad esserne colpita è ancora oggi principalmente la popolazione femminile, con un rapporto tra donne e uomini di circa 9 a 1, anche se è in aumento il numero dei maschi soprattutto in età adolescenziale e pre-adolescenziale e c’è una diminuzione dell’età di esordio, con bambini di 8-9 anni che presentano sintomi di DNA tipico dell’età adolescenziale e adulta (soprattutto di tipo anoressico) e non più disturbi alimentari propri dell’età infantile, come accadeva fino qualche anno fa.

Questi e altri dati attestanti la gravità per diffusione di tali patologie sono emersi dallo studio epidemiologico condotto a livello nazionale nell’ambito del Progetto “Piattaforma per il contrasto alla malnutrizione in tutte le sue forme – triplo burden: malnutrizione per difetto, per eccesso e da micronutrienti”, finanziato dal Ministero della Salute e conclusosi a febbraio 2021, da cui emerge anche la difficoltà di accesso alle cure in molte regioni italiane, con gravi conseguenze sulla prognosi.

È proprio la diagnosi precoce, anche nel caso dei disturbi DNA, ad essere fondamentale per la prognosi.

Se non diagnosticati e trattati precocemente, i DNA aumentano il rischio di complicanze organiche importanti a carico di tutti gli organi e apparati dell’organismo (cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale, dermatologico ecc.), con rischio di cronicizzazione e anche di mortalità nei casi più severi, in particolare per quanto riguarda l’anoressia.
Fondamentale quindi l’apporto di figure professionali con preparazioni specifiche la cui esperienza stessa maturata nel settore ha permesso di evidenziare l’importanza di un intervento che sia precoce ma anche strutturato, e che si sviluppi all’interno di un percorso multidisciplinare in equipe.

Riconoscendo l’importanza della presenza sul territorio nazionale di presidi di “primo riferimento”, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha finanziato, nel 2018, un progetto di mappatura delle strutture pubbliche e convenzionate e delle associazioni dedicate ai DNA (con aggiornamento costante e periodico), così da “garantire ai cittadini affetti da tali patologie, alle loro famiglie ed ai vari operatori sanitari di riferimento (medici di medicina generale, pediatri, gastroenterologi, endocrinologi, dietologi, ecc.), un miglior livello d’accesso alle cure ed interventi appropriati”.

Purtroppo all’aumento dei casi, soprattutto nel post-pandemia da Covid, non è corrisposto un aumento delle strutture specializzate, che ad oggi risultano essere 123, con importante gap tra nord e sud. Difatti le uniche due strutture residenziali pubbliche, attrezzate per il trattamento delle forme più severe della malattia, sono nel settentrione.

La multidisciplinarietà necessaria a affrontare i DNA vede diverse Associazioni impegnate nella richiesta di un aggiornamento dei LEA (livelli essenziali di assistenza).
I disturbi del comportamento alimentare sono stati inseriti nei LEA con l’aggiornamento del 2017, nell’ambito delle prestazioni afferenti alla salute mentale. Quello che si vorrebbe ottenere è escludere i DNA dalla macroarea della salute mentale proprio perché, come detto, questi disturbi sono sì psichiatrici ma coinvolgono anche tutte una serie di patologie collegate. Inoltre i DA (disturbi alimentari) riconosciuti oggi nei LEA si limitano alle patologie più conosciute, mentre vengono lasciati fuori tanti altri disturbi, anche di nuova individuazione.

Nonostante il fenomeno sia in crescita, la legge di bilancio varata a fine dicembre 2023 non ha rinnovato il Fondo (istituito dal Governo Draghi con la legge di Bilancio per il 2022, per cui furono stanziati 25 milioni regolarmente ripartiti tra le Regioni), e ciò potrebbe avere gravi ripercussioni a carico di chi necessita di essere curato, ma anche per gli operatori sanitari impegnati nel percorso.

Servono fondi e serve l’aggiornamento dei LEA, atteso per aprile 2024.

È necessario investire su personale specializzato, centri attrezzati e diffusi sul territorio nazionale, e serve investire nell’educazione alimentare nei bambini, sin da piccoli.
importante più di tutto sensibilizzare l’opinione pubblica, continuando a parlare di disturbi del comportamento alimentare, perché si è ancora troppo restii nel riconoscere la diffusione e la gravità di una condizione di disagio con la quale migliaia di giovani si trovano a dover fare i conti.
La regolamentazione dei social è sicuramente auspicabile ma non è risolutiva, soprattutto per i DA, perché i social non sono gli unici fattori di rischio per l’insorgenza di queste patologie, che hanno invece origine da differenti fattori, tra i quali quelli biologici-psicologici-sociali.

FONTI
https://www.salute.gov.it/portale/saluteMentale/dettaglioContenutiSaluteMentale.jsp?lingua=italiano&id=6029&area=salute%20mentale&menu=DNA
https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=5804
https://piattaformadisturbialimentari.iss.it/
https://animenta.org/author/aurora/
https://www.sanitainformazione.it/salute/disturbi-del-comportamento-alimentare-caporossi-animenta/#:~:text=Ma%20non%20solo.,prestazioni%20afferenti%20alla%20salute%20mentale.

Sul tema v. già anche:

ANORESSIA E BULIMIA



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