IL PROCESSO PENALE DA REMOTO

IL PROCESSO PENALE DA REMOTO

Un cantiere ancora aperto

La repentina accelerazione impressa al processo di digitalizzazione a seguito della nota emergenza sanitaria ha toccato nel vivo il comparto Giustizia, che, sebbene offra un contributo prezioso ed una opportunità ad una già precedentemente auspicata spinta innovativa, ha evidenziato però problemi atavici e criticità principalmente collegate all’esigenza di garantire un processo “giusto” al cittadino.

In ambito penale, l’introduzione del processo da remoto e del deposito telematico degli atti rappresentano indubbiamente una rivoluzione del processo penale Italiano. Ma le carenze strutturali (inadeguatezza delle piattaforme) e amministrative (carenza di personale e disattenzione alla formazione del medesimo) che già affliggevano le aule e le cancellerie dei tribunali italiani hanno svelato ulteriori problemi che rischiano di comprimere il rispetto dei principi costituzionali fondanti posti a presidio del giusto processo: il diritto di difesa e l’ineludibile oralità del processo penale.

Oggi il processo penale è costretto a “sopravvivere” in nome di un compromesso dettato dalla contingenza emergenziale. Il processo da remoto è limitato, almeno nel primo grado, alle sole udienze che non prevedano audizione di testimoni, periti, parti e discussione finale; mentre il deposito telematico degli atti è ormai la regola ordinaria, salvo casi eccezionali espressamente autorizzati dall’Autorità Giudiziaria, ovvero casi “comprovati” di malfunzionamento del portale.

Ma è chiaro che, come ogni tentativo di arginare la contingenza con mezzi inadeguati, l’accesso agli Uffici Giudiziari, nelle prassi applicative, rappresenti, a tutti gli effetti, ancora un cantiere aperto.

Occorre un intervento deciso e lungimirante affinchè sia garantito a tutte le parti processuali un utilizzo paritetico degli strumenti informatici con l’obiettivo che, anche col permanere dello stato di emergenza, il processo penale da remoto e l’utilizzo di nuove tecnologie sia in linea con la Costituzione ed i principi cardine del processo penale.

In quest’ottica è fondamentale:

– un investimento consistente ed efficace per il potenziamento della infrastruttura informatica e dei servizi telematici, affinché possa essere garantito il corretto esercizio del diritto di difesa sia nella fase pre-processuale che nella fase processuale;

– la previsione di un periodo transitorio ove sia consentito il deposito degli atti in modalità cartacea o telematica, senza una specifica autorizzazione, anche al fine di non aggravare l’onere probatorio come previsto dal d.l. n. 44 del 2021;

– il potenziamento dell’organico sia amministrativo che togato – compreso il comparto della magistratura onoraria – mediante concorsi dedicati, e con la previsione di una effettiva formazione sui sistemi digitali in funzione, al fine di consentire una maggiore redistribuzione del carico di lavoro con effettivi benefici in termini di celerità, produttività e qualità del servizio;

– l’introduzione di protocolli atti a favorire una fattiva collaborazione tra le parti del processo, nel rispetto dei ruoli e delle funzioni, affinché Giudice, Pubblica Accusa e Difesa siano responsabilizzati, ciascuno per competenza, nello svolgimento delle udienza da remoto, al rispetto dei principi fondamentali della Costituzione e della procedura penale, senza prevaricazioni ingiustificate;

– la previsione di una maggiore vigilanza da parte sia dei vertici dei Tribunali che delle Camere penali e degli Ordini Professionali, per prevenire ed eventualmente sanzionare, storture e/o abusi da parte di chiunque prenda parte al procedimento da remoto.



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