PER UN MONDO DEL LAVORO CHE CAMBIA

PER UN MONDO DEL LAVORO CHE CAMBIA

Nuove competenze, riqualificazione e perfezionamento.

Il mondo del lavoro cambia velocemente per adattarsi ai mutamenti derivanti dal progresso tecnologico, dalla globalizzazione e dall’andamento demografico.

In questo scenario, la prolungata crisi economica, aggravata dall’emergenza Covid, rappresenta, è ovvio, un problema da affrontare, ma, voltando la medaglia nel suo rovescio, cela anche opportunità da cogliere per effettuare i giusti cambiamenti e attuare un piano organico dedicato al mondo del lavoro. Ci sono, infatti, dinamiche che tendono a ripetersi nel tempo, causate dalla congiuntura economica, ma, al contempo, nascono modelli di organizzazione di impresa che contribuiscono allo sviluppo di nuove competenze, attività e forme di lavoro.

Più del capitale economico, il capitale umano, inteso come insieme di conoscenze e competenze che un individuo rappresenta, è l’elemento principale del processo produttivo e della produzione di ricchezza. Le strategie di investimento in capitale umano dovrebbero, dunque, essere centrali ed andare di pari passo con la politica di sviluppo, la politica industriale e con le politiche di istruzione ed educative.

Nella fase attuale registriamo un “cambiamento strutturale” del mercato del lavoro in molteplici ambiti: mutamento nella domanda di competenze; caratteristiche delle mansioni, delle attività e delle professioni; nascita di nuovi lavori, con la trasformazione o la scomparsa di quelli esistenti; un cambiamento delle tipologie contrattuali a favore di forme di lavoro diverse dal tradizionale rapporto a tempo pieno e indeterminato.

E’ in questo scenario, dunque, che serve intervenire con una programmazione reale e dettagliata finalizzata a gestire i “flussi” legati a questi cambiamenti.

Alcuni di questi cambiamenti sono da considerare positivi e meritano di essere accompagnati a migliore espressione e assecondati. Altri fenomeni risultano, invece, pericolosi, e vanno frenati, o perlomeno regolati in maniera più accorta.

Nella cultura del lavoro, si va affermando sempre più, ad esempio, una diffusa disponibilità, rispetto al passato, da parte di chi cerca lavoro, ad accettare periodi di incertezza e irregolarità sempre più lunghi (lavoro precario volontario).

E’ notorio anche il gap nella formazione tecnologica. Un gap che riguarda sia chi già è operativo sia chi vi entra. Le imprese mostrano una bassa attitudine a far crescere il personale al suo interno, spesso disattento rispetto al reale impatto della tecnologia nel mondo del lavoro e quindi inconsapevole delle potenzialità, ma comunque volenteroso di formarsi per acquisire le competenze mancanti.

L’organizzazione internazionale del lavoro (OIL) ha sollecitato, nel suo rapporto del 2019, tutti i governi ad impegnarsi per affrontare le sfide relative ai cambiamenti senza precedenti nel mondo del lavoro, delineando un piano che si basa sugli investimenti nel potenziale umano e nelle istituzioni che presidiano il mercato del lavoro.

A tal fine è indispensabile un sistema integrato di collaborazione tra Governo, sindacati e rappresentanze di categoria.

Fondamentale è creare e valorizzare un sistema di apprendimento permanente, che consenta a tutti di acquisire competenze, riqualificarsi e perfezionarsi. Secondo studi condotti in Europa, 70 milioni di persone non possiedono adeguate competenze anche di base e ciò li espone al rischio di disoccupazione, povertà ed esclusione sociale. All’opposto, invece, molti cittadini altamente qualificati svolgono mansioni non corrispondenti al loro talento e alle loro aspirazioni, possiedono competenze e conoscenze che non vengono valorizzate nel lavoro svolto. Allo stesso tempo il 40% dei datori di lavoro in Europa dichiara di non riuscire a reperire persone con le giuste competenze per crescere e innovare, e infine sono troppo pochi coloro che hanno la mentalità e le competenze imprenditoriali per poter avviare un’attività in proprio.

Uno dei passaggi chiave potrebbe essere la creazione di una rinnovata mappa delle professionalità richieste dal mondo del lavoro, aggiornata e al passo con l’evoluzione della richiesta, e che sia in grado di orientare sia in fase formativa preventiva sia in fase di eventuali necessari “cambi di lavoro”.

Al contempo, affinché il sistema funzioni, è necessaria la creazione di scuole in grado di trasformare le professionalità e renderle, dunque, nuovamente attrattive per il mercato del lavoro stesso. Tutto questo in un continuum che possa portare ad una reale gestione di tale mercato, che non dovrà essere più subito ma gestito con politiche omogenee e di prospettiva, con dei piani specifici e strutturati.

Un investimento in tal senso, utilizzando il Recovery Fund, dovrebbe essere preso in considerazione in una logica di maggiore equità, inclusione e premialità del merito.

Di ANTONELLA GALARDO

 

 

 

 

Fonti:

Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), Rapporto 2019; Commissione europea, Istruzione e formazione degli adulti in Europa; Centro Europeo per lo Sviluppo della Formazione Professionale (CEDEFOP), Lo squilibrio tra la domanda e l’offerta di competenze



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